Nintendo DS

In un gioco finemente progettato, dal design alla grafica sino all'audio, tutto collabora in armonia per raggiungere lo scopo. Il frutto di questa miscela sara' tanto appassionante quanto piu' preciso ne sara' bilanciamento: un gameplay originale ma non ostruzionista, una grafica accattivante ma non invasiva, una musica distintiva ma che non rubi la scena. Ma il vero segreto del successo e' dato dall'abilita' con il quale il gioco mette progressivamente alla prova il giocatore, in un preciso equilibrio tra sfida e premio. E', insomma, il design, quello che differenzia un capolavoro senza tempo da un buon gioco. Henry Hatsworth, come Mario, dimostra che, se questo equilibrio matematico e' mandatorio per un buon gioco, puo' non esserlo, invece, quello della soglia della difficolta'. Un gioco dalla grafica cosi' simpatica, dai personaggi divertenti, dalle musiche orecchiabili, dal gameplay estremamente originale (il primo vero puzzle-platformer... nettamente distinti nei due schermi del DS) ed un level design geniale, puo' offrire una rampa di difficolta' perfettamente morbida ma lunga... molto lunga. Camuffandosi a volte da casual game, il gioco subdolamente accompagna il giocatore dal mondo del "piccolo sforzo, piccola ricompensa" a quello del "muori di frustrazione, sentiti un dio" che i giocatori di lunga data conoscono bene. Non ci sono piu' titoli cosi' e, nel caso di Henry Hatsworth, anche in termini di "messaggio videoludico", dove il famoso muro concettuale costruito dal mercato tra "hardcore" e "casual" e' sottile quanto lo spazio tra due schermi e dove tutti sono uguali davanti al videogioco: gamer che si migliorano, tra scatti d'ira e festeggiamenti senza fine. Un must. Unica pecca? Alcuni stage sono troppo lunghi ed impegnativi per essere giocati in giro. Seguito su WiiU. ORA.