PlayStation Portable

Quando vidi Power Stone in sala giochi ebbi un brivido: allora lo stile arcade per me era un must perche' un videogioco fosse davvero un videogioco e il beat'em Capcom, cosi' casinaro, colorato, veloce e, sopratutto in fluidissimo 3D, mi rimase impresso per tanto tempo. Sfortunatamente la sala giochi in cui lo scoprii era ben troppo lontana da casa e, dopo un paio di partite, fui costretto ad abbandonarlo e tenerlo nei ricordi. Anni dopo scoprii la collection per PSP, che includeva pesino il seguito e riproponeva bene l'originale ma che era fortemente limitato dallo scarso stick analogico della console. Volevo che il giorno del nostro nuovo incontro fosse perfetto e decisi, quindi, di attendere una versione migliore - magari per console casalinga. Altri anni passano ma il gioco non compare ne su XBLA e ne su PSN sinche', per Playsation Vita, che offriva un analogico piu' "serio", non fu possibile scaricarne la versione per PSP ed e' li' che riuscii a metterci di nuovo finalmente le mani. Ma quanto e' traumatico desiderare fortemente qualcosa che, poi, in fondo, non e' un gran che? Power Stone e' un beat'em up fortemente "Smashbrossiano", dove ci si picchia in un'arena lanciandosi oggetti, sparando all'impazzata e (di rado) scazzottandosi ma, oltre questo, non c'e' null'altro. Lo stile e' colorato e divertente, le musiche fanno il loro dovere, le voci sono azzeccate e i personaggi sono relativamente numerosi ma fin troppo tutti uguali, incentivando a giocare e rigiocare soltanto per vedere i finali. Il seguito prova ad aggiungere un po' di movimento nelle arene ma commette l'errore di rendere il gameplay ancora piu' lento (forse per aggiungere strategia?) e togliendogli parecchio dello stile arcade - praticamente, l'anima. Peccato: magari con un seguito, fatto in un epoca dove il design dei giochi e' piu' raffinato, si potrebbe ottenere un gran bel gioco ma, visto quanto tempo ho dovuto aspettare prima di giocare a un porting, immagino non ci siano speranze. Triste.