PlayStation Portable

A differenza di oggi, l'era 8-bit del gaming ha concesso percorsi molto diversi: c'e' chi ha passato l'infanzia con un NES, sparando papere a un Duck Hunt che ha fatto storia, chi con un Master System, che riesce a distinguere un "compatriota" semplicemente chiedendogli cos'e' "Rescue Mission", chi con un Commodore, passando ore davanti al mangiacassette. Megaman, quello storico, lo hanno giocato seriamente i Nintendari e, solo piu' tardi e nelle edizioni piu' blande, anche i giocatori delle altre piattaforme. Farli riprendere in mano oggi e' piuttosto difficile per diversi motivi: tralasciando i soliti piu' ovvi come il dettaglio grafico e la qualita' dell'audio, Megaman nasce e cresce durante la fase di consolidamento dei platform, dove si poteva osare con le meccaniche ed i controlli. Se oggi, nei platform, piu' o meno "si salta come Mario", allora Megaman si muoveva e saltava come Megaman: salti alti ma di breve lunghezza, nessuna accellerazione, un fastidioso "scatto" di qualche pixel prima della corsa, nessun controllo del personaggio quando si viene colpiti e, come in ogni gioco di quel tempo, una difficilta' decisamente elvata rispetto a ora. Megaman Powered Up non scende comunque a compromessi: e' un gioco che, con i suoi simpatici personaggi, ora in 3D e super deformed, sprizza simpatia e ammalia anche i giocatori di oggi ma che nasconde un gameplay a volte atroce e meccaniche al tutte da imparare. Non si puo' usare il solito tempismo per saltare sulle piattaforme mobili e ne contare sull'approssimazione delle collisioni che oggi ogni gioco ha e soltanto dopo una lunga fase di adattamento si riesce ad abbattere il preconcetto facile del gioco "brutto" ed apprezzarne le raffinatezze di design e meccaniche. Insomma, Megaman Powered Up non e', come potrebbe apparire, Megaman ai giorni nostri, ma una raffinata remake fatta per farci capire che, una volta, non solo i giochi erano piu' difficili ma erano anche diversi - e diversi erano anche i giocatori.