Xbox 360

Con l'ambizione di essere tante cose, è riuscito a non essere nessuna di esse. Come open world non ha abbastanza contenuti da creare interesse nella scoperta della citta' di Los Angeles e spesso la convenzionalita' del videogioco ha la meglio sul realismo. La sua parte investigativa e' costruita su una struttura dell'indagine che lascia spesso passivo il giocatore, il quale puo' difficilmente avere un ruolo nella reale comprensione e dimostrazione dei vari casi, diventando un semplice spettatore delle ipotesi di Phelps. Come action adventure offre un gameplay fin troppo lineare e ripetitivo. Lo sviluppo narrativo prende forma solo nelle ultime ore di gioco, percorrendo fasi di forzature e superficialita' nella presentazione dei personaggi. Insomma, nonostante la grande plausibilita' delle espressioni facciali e l'interessante progetto di recuperare l'atmosfera storica degli anni Quaranta americani attraverso un titolo multigenere, considero L.A. Noire un'occasione sprecata.

L.A. Noire si muove tra il divertimento e lo strazio con quella fastidiosa disinvoltura tipica degli snob. Perche' si gira in vetture d'epoca in una originale e certosina ricostruzione di una Los Angeles d'epoca ma dove in realta' non accade nulla, risultanto solo un noioso hub che porta da un posto ad un altro, perche' nella perfezione delle ricostruzioni delle sparatorie tra gang ci si spara con pistole dalle munizioni infinite, perche' la radio, con quell'inglese cha sa di anni '40, annuncia una richiesta d'intervento dall'altra parte della citta', richiedendo un tedioso viaggio in automobile per raggiungerla, perche' una volta sul luogo del delitto, gli interrogatori con i personaggi, ricostruiti con perizia inedita, dai perfetti movimenti dei visi alla tonalita' della voce, si muovono completamente a caso, portando luce su misteri del quale il giocatore spesso e' totalmente ignaro, perche' la trama principale e' un intreccio di misteri sapientemente isolati che va a comporre un grande disegno ma che, tutto sommato, non ha mai destato davvero interesse, perche' le musiche trasmesse dalla radio sono davvero di quegli anni, nel bene e nel male e perche', per concludere con qualcosa di emblematico, buona parte degli inseguimenti, una volta, era tutta corse e calci ma - forse - farlo centinaia di volte in un videogioco forse non e' altettanto adrenalinico. Insomma: un gioco non troppo bello da essere ricordato e ne troppo brutto da essere dimenticato, un'occasione che fin dai primi minuti sembra sprecata e che grida vendetta - una vendetta che, per la fine che ha fatto il team Bondi, non vedremo forse mai.